Come scrivere un CV

La forma è sostanza

Abbiamo detto che il cv è uno spot da 20 secondi. Guai dunque, indipendentemente dal contenuto del messaggio, se la sua qualità formale lascia a desiderare: il contenuto stesso ne sarà pregiudicato, esattamente come succede in pubblicità. Il cv deve dunque essere funzionale ad una lettura veloce: chiaro, snello e piacevole.

La forma inizia dalla carta e, ancora prima della scrittura, dalla impaginazione: usate una carta bianca e pulita, che faccia un buon contrasto con l'inchiostro, ed una impaginazione ordinata ed ariosa, che consenta una lettura rapida ed efficace. Ricordate che, a parità di requisiti, è sui particolari che si gioca il successo: un curriculum pesante, con i margini piccoli, le righe avvicinate, i caratteri sbiaditi non invoglia alla lettura e non consente di coglierne i punti forti.

In generale il cv è composto di quattro parti:
  1. Dati personali
    Nome, cognome, indirizzo, data e luogo di nascita, stato civile. Altre informazioni sono superflue. è importante dare un recapito telefonico affidabile: se non c'è nessuno in casa nelle ore diurne, e non si ha segreteria telefonica, è opportuno fornire una base d'appoggio (non sempre alla telefonata a vuoto segue un telegramma di convocazione).
  2. Istruzione
    Partendo dall'esperienza più recente (master o laurea), fino al diploma superiore. Il voto di laurea va sempre indicato, mentre quello di maturità è opportuno indicarlo solo se molto positivo. Occorre indicare l'anno di conseguimento della laurea, e l' università, oltre alla facoltà, frequentata. Se si scrive per un tipo di lavoro in particolare, è opportuno evidenziare se si è seguito un indirizzo di studi specifico e, a maggior ragione, una tesi di laurea ad hoc; l'argomento della tesi è opportuno indicarlo comunque. In questo settore andranno inseriti tutti i corsi extrauniversitari seguiti, nonché la conoscenza delle lingue, specificando chiaramente il livello, e l'utilizzo di supporti informatici.
  3. Esperienze extrascolastiche
    Tra le attitudini, sono tipiche la capacità di lavorare in gruppo, la leadership, o le capacità organizzative che si acquisiscono con attività sportive o con ruoli di responsabilità in associazioni. Ancora, la capacità di essere autonomi, curiosi e di ambientarsi, sviluppate con esperienze (lunghe od originali) all'estero o comunque fuori casa. Anche la creatività può uscire da esperienze certificabili di vita vissuta. Come "infarinature" di attività non lontane dalla vita aziendale, vi sono tutti i piccoli lavori, come quelli di vendita diretta, di attività contabili o anche di segreteria, di pubbliche relazioni e, rara, di saper scrivere e parlare in "aziendalese". Particolarmente importanti, ovviamente, le esperienze vere e proprie in termini di stages aziendali: attenzione però che, per essere considerato utile, deve trattarsi almeno di un periodo di uno-due mesi.
    Occorre essere un po' sbruffoni, ma sinceri, perché bisogna saper valorizzare al massimo il "valore aggiunto", la potenziale utilità per l'azienda delle esperienze avute, e non il titolo formale: così, un mese di vendita porta a porta o un esame che ci ha portato a studiare dal vivo alcuni casi aziendali possono senz'altro essere "venduti" meglio che aver passato qualche mese in università come pseudo-assistente. Se si ha qualche esperienza precedente di lavoro "vero", occorre indicare analiticamente cosa si è fatto: o in termini di attività ("un anno nella Direzione Amministrativa della Società Bortolotti, in cui mi sono occupato di contabilità clienti, contabilità fornitori, recupero crediti e, marginalmente, di tesoreria") o ancora meglio di risultati ("un anno come analista programmatore, in cui ho contribuito al progetto di riduzione degli stock del 40% attraverso l'informatizzazione dei magazzini periferici, e alla revisione del sistema informativo del personale").
  4. Hobbies e informazioni "personali"
    Questa parte deve servire a dare un' immagine di noi come persone "a più dimensioni"; è importante soprattutto se i tempi di laurea non sono stati rapidissimi, per dimostrare che il tempo non è stato perso, ma investito in qualcos'altro.
    L'importante è comunque che questa parte integri il resto del cv, equilibrandolo e non esasperandone alcuni aspetti. è ovvio che bisogna scegliere tra le proprie attività reali, non inventarle o esagerarle ad hoc: oltre a non essere etico, "aggiustare" il cv per dare un' immagine falsata di se è estremamente pericoloso. Tutti i peccati sono veniali, in azienda, esclusa l'inaffidabilità.
    Quindi, se le parti del cv sono indubbiamente le quattro citate, l'ordine non deve necessariamente essere quello: dobbiamo invece mettere per prima, fatta salva un minimo di coerenza del testo, la parte che ci può mettere in miglior luce, e per ultima quella che ci è sfavorevole. Ad esempio, se siamo un po' "vecchiotti", diciamo sopra i 27 anni, possiamo intestare il cv con nome, cognome e indirizzo, proseguire con istruzione ed esperienze, e in fondo rimettere i propri dati personali, completi anche della data di nascita. Otterremo in questo modo di passare, se il nostro cv è per il resto buono, la "ghigliottina" iniziale che alcuni adottano in base all'età (si noti che negli USA ogni discriminazione in base all'età, oltre che al sesso, razza, ecc., è vietata dalla legge, tanto che la data di nascita non viene indicata nei cv). Così, se il nostro voto di laurea è mediocre, è opportuno ingolosire prima il selezionatore con un ricco carnet di piccole esperienze extrauniversitarie, e poi "en passant" fargli scivolare il voto sotto il naso.
    è il caso di indicare referenze? In generale no, è passato il tempo in cui il parroco o il notabile facevano da garanti per le assunzioni. Tuttavia, se conosciamo qualche personaggio importante che ha rapporti professionali con l'azienda in questione, o che è da questa stimato, può non essere inutile indicarlo: a parità di requisiti, o in caso di qualche dubbio marginale, forse potrà essere un punto d'appoggio. Del tutto inutile, anzi controproducente, indicare "potenti" di qualsiasi specie.

Il decalogo del cv efficace nella forma:

I) Uno e bino

Il cv è composto da due parti: una lettera d'accompagnamento ed il cv vero e proprio. La prima, se abbiamo una bella grafia, può anche essere scritta a mano (ma è sempre meno frequente, anche se qualche azienda lo preferisce per effettuare esami grafologici ); il secondo deve essere rigorosamente scritto a macchina o -molto, molto meglio - con un personal computer.

II) Arioso

Usate frasi brevi, mai più di tre righe, e ricordate di spaziare i paragrafi.

III) Corretto

Non ci devono essere errori ortografici. Pare banale dirlo, ma in realtà sono molto frequenti, certo più per distrazione che per ignoranza (il che, se vogliamo, è un'aggravante). è facile trovare errori soprattutto nelle parole straniere, che spesso si usano con una vena masochista: se non siete sicuri, lasciate perdere. L'unico modo di evitare errori è di rileggere il cv più volte, e farlo anche rileggere ad altri.

IV) Vivace

è importante vivacizzare il testo con le soluzioni grafiche disponibili (in particolare su p.c.): neretti, sottolineature, italics ecc. In questo modo riuscirete ad evidenziare le informazioni importanti, avrete un prodotto più scorrevole, e dimostrerete che vi sentite a casa vostra nel mondo dell'office automation, il che non è poco.

V) Breve

La lettera d'accompagnamento deve essere breve: mezza pagina va bene, se no diventa un mattone e rischia di essere letta a metà. Il cv per chi non ha serie esperienze di lavoro deve stare in una pagina, e comunque mai deve superare le due.

VI) Regolare

Evitate di cercare di essere spiritosi o troppo originali, o di strafare nei toni: a meno che non abbiate a che fare con datori di lavoro poco convenzionali, l'uso di carte colorate, fumetti, "colpi di teatro", vi farà catalogare come un simpatico mattacchione, ma non come un potenziale collega.
(Se però avete un curriculum davvero buono, l'uso ad esempio di carta colorata farà si che venga senz'altro trovato: poi però bisogna che il contenuto sia davvero interessante, e non solo il colore!)

VII) Leggero

Non allegate cose inutili, tipo fotocopie del libretto o copie di diplomi di qualsiasi tipo: denota insicurezza o prolissità, e "allunga il brodo". Solamente se avete fatto ricerche su temi di interesse per l'azienda, e di queste esista una breve sintesi, può essere utile allegarle. Non occorre, anzi può essere controproducente, inviare una fotografia, anche se siete bellini.

VIII) Diretto

Evitate anche di usare la terza persona parlando di voi stessi ("si laurea a pieni voti nel 1993."): di dissociati in azienda ce n'è già abbastanza. Non usate carte baroccamente intestate, mettete prima il nome e poi il cognome, e non usate toni troppo sussiegosi e deferenti, altrimenti passerete per degli inguaribili provinciali.

IX) Cortese

Non fate però neanche gli arroganti ("Resto in attesa di una vostra, possibilmente rapida, convocazione.", "Solo con un colloquio vi renderete conto delle mie effettive capacità.", "Vi ho già contattato un mese fa, e sono stupito di non avere avuto risposta." ) perché la supponenza è sempre fastidiosa. Siate cordiali, formali quanto basta e non burocratici nel tono.

X) Misurato

Alcuni usano una forma "pomposa" di cv costituita da una cartellina personalizzata che (ad imitazione dei Servizi Segreti o, forse, nelle intenzioni delle società di ricerca del personale) riporta tutte le informazioni utili sulla persona in oggetto. Ciò che distingue di solito questi cv è la voluminosità e la rigidità del contenitore, e la prosopopea e inutilità del contenuto. Questo strumento può essere giustificabile (e in effetti ottiene il risultato di essere letto con , di solito calante, attenzione) solo se si hanno esperienze effettivamente articolate e complesse: esperienze e studi all'estero, lavoro di ricerca presso istituzioni serie, attestati di professionalità particolari, ecc..